La più bella canzone di Evita, "Dont'Cry for me Argentina", è inferiore addirittura a quelle che sentivo suonare da ragazzo davanti alla Albert Hall su un sassofono da un suonatore ambulante che aveva solo tre dita nella mano sinistra.
“Come sono cretinocompro Fitzgeralde leggo Arbasino.”
“Io quando leggo Brera, non lo capisco.”
“Ho preso i reumatismi leggendo Genet, è sempre così umido…”
“C'è qualcosa che non va in Guttuso. Piace troppo ai datori di lavoro.”
“Una tempesta in un bicchiere d'acqua minerale.”