“La carne mi ripugna, non tanto per l’odore, ma per il pensare da dove viene, quali sofferenze ha sopportato l’essere vivente, un mammifero come me, a cui apparteneva.”
“Dicono che la carne rossa sia un male. Ma non ho mai visto una tigre dall'aspetto malato.”
“Radicchio o bistecca, viviamo della morte degli altri.”
“Non cambia forse l'appetito? Tante volte da giovani si ama la carne per esempio e poi da vecchi non la si tollera più.”
“La carne rossa NON ti fa male. È la carne blu-verdastra che ti fa male!”
Già negli anni Ottanta mia nonna non mangiava carne. "Non posso" diceva, "è carne di martire". Effettivamente, come altro si potrebbe definire la carne di quei corpi devastati dalla sofferenza? E non era ancora, credo, intervenuta la genetica, che ha permesso di modificare gli animali per accrescerne il rendimento, trasformandoli in malati cronici.