“Si arriva a diagnosticare una crisi della Chiesa cattolica simile a quella vissuta dal Cremlino negli anni finali del comunismo in Unione Sovietica.”
C’è una prova infallibile per capire al volo se chi parla o scrive ha capito dove ci troviamo. Ed è quando, prima o poi, inesorabilmente, nella soluzione proposta appare la parola “sviluppo”. Ecco: qui cascano tutti gli asini, anche i più intelligenti. Qui cascano quasi tutti gli economisti, che maneggiano la parola “sviluppo” con la stessa insensata sbadataggine con cui un bambino potrebbe toccare una pistola carica.
Perché non siamo in una delle “solite crisi”? Perché non è “soltanto” una crisi economica. Perché non è “soltanto” una crisi energetica. Perché non è “soltanto” una crisi demografica. Perché non è “soltanto” una crisi climatica, ambientale, ecologica. Perché non è “soltanto” una crisi dell’acqua. Perché non è “soltanto” una crisi dei rifiuti. Il perché di fondo risiede nel fatto che tutte queste crisi sono strettamente interconnesse.
“L’Europa è immersa in una crisi senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale. È il più illustre esempio, su scala continentale, di eterogenesi dei fini.”
“Le rivoluzioni avvengono con la massima frequenza quando un periodo di progressieconomici e sociali è seguito da un brusco rovescio. A ribellarsi generalmente non sono quindi le persone oppresse da sempre, che finiscono per considerare la loro indigenza quasi parte dell’ordinenaturale delle cose, ma invece quelli che hanno potuto almeno assaggiare una vita meno dura:”
“In momenti come l'attuale, in cui i mali della finanza malsana ci minacciano, lo speculatore può prevedere un raccolto che è frutto delle disgrazie degli altri, il capitalista può proteggere se stesso accaparrando o può anche trovare profitto dalle fluttuazioni dei valori, ma il salariato - il primo ad essere colpito da una valuta deprezzata - è praticamente indifeso.”