“L'amore è incondizionato. La paura è piena di condizioni.”
“Nel languore amoroso qualcosa se ne va, senza fine; è come se il desiderio non fosse nient'altro che questa emorragia. La fatica amorosa è questo: una fame amorosa che non viene saziata, un amore che rimane aperto.”
“Nessuno ha voglia di parlare dell’amore, se non è per qualcuno.”
“Il discorso amoroso non è privo di calcoli: io ragiono, certe volte calcolo, sia per ottenere una certa soddisfazione, o per evitare un certo dolo-re, sia per rappresentare interiormente all'altro, in un moto di stizza, i tesori d’ingegnosità che io dilapido per niente in suo favore (cedere, dissimulare, non ferire, divertire, convincere, ecc.). Ma questi calcoli sono soltanto delle impazienze: in essi non vi è alcuna idea di guadagno finale.”
“Come finisce un amore? – Ma allora finisce? Nessuno – salvo gli altri – lo sa mai; una specie d’innocenza nasconde la fine di questa cosa concepita, propugnata e vissuta come eterna. Qualunque sia la fine dell’oggetto amato, sia che esso scompaia o passi nella sfera Amicizia, io non lo vedo neanche svanire: l’amore che è finito si allontana verso un altro mondo come un’astronave che cessa di mandare segnali: l’essere amato che prima segnalava chiassosamente la sua presenza, diventa tutt’a un tratto muto (l'altro non scompare mai come e quando ci si aspetta).”
“Voler scrivere l'amore, significa affrontare il 'guazzabuglio' del linguaggio: quella zona confusionale in cui il linguaggio è insieme 'troppo' e 'troppo poco', eccessivo (...per la sommersione emotiva) e povero (per i codici entro i quali viene costretto e appiattito).”