“Lo studente Doko andò da un maestro Zen e disse: 'Sto cercando la verità. In quale stato mentale debbo esercitarmi per trovarla?' Disse il maestro: 'Non esiste la mente, per cui non puoi metterla in alcun stato. Non esiste la verità, per cui non puoi esercitarti per essa.' 'Se non c'è mente da esercitare, né verità da trovare, perché questi monaci si riuniscono ogni giorno davanti a te per studiare lo Zen ed esercitarsi per questo studio?' 'Ma io qui non ho un palmo di spazio,' disse il maestro 'come possono i monaci riunirsi? Io non ho lingua; come posso chiamarli a raccolta e insegnar loro?' 'Oh, come puoi mentire così?' chiese Doko. 'Ma se non ho lingua per parlare agli altri, come posso mentire a te?' chiese il maestro. Doko disse allora tristemente: 'Non riesco a seguirti. Non riesco a capirti.' 'Io non riesco a capire me stesso', disse il maestro.”

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Douglas Richard Hofstadter
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Nato 15 febbraio 1945 a New York

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“Tarquinio il Superbo per impossessarsi di Gabi, una città che sorgeva tra Roma e Preneste, mandò il figlio Sesto presso i gabini. Questo ottenne tanto favore e simpatia che i gabini ritennero che fosse un condottiero mandato loro per grazia divina. E Sesto: Quando vide di essere abbastanza forte per potere prendere l’iniziativa, mandò uno dei suoi fidi a Roma per chiedere al padre che cosa dovesse fare, dal momento che gli dei avevano concesso di poter disporre tutto a Gabi. A questo ambasciatore il re non diede alcuna risposta, forse, penso, poiché non era certo della sua fedeltà; ma pensoso andò nel giardino della reggia, seguito dal messaggero del figlio; e passeggiando in silenzio si racconta che troncasse con un bastone le teste più alte dei papaveri. Il messo, stancatosi di chiedere e di aspettare inutilmente risposta, ritenendo la sua missione vana, ritornò a Gabi; riferì quel che aveva detto e quel che aveva visto, dicendo che il re, o per rabbia o per odio o per il suo caratteresuperbo, non aveva detto parola. Sesto quando capì che cosa volesse il padre e che cosa gli ordinasse con il suo silenzio enigmatico, eliminò i cittadini più in vista della città, alcuni accusandoli davanti al popolo, altri facendo leva sull’odiopopolare che si erano attirati. Molti furono uccisi in pubblico, altri contro cui non riusciva a trovare una plausibile accusa, furono uccisi segretamente. A qualcuno fu permesso di lasciare volontariamente la città, altri furono esiliati e gli averi degli assenti furono divisi come quelli degli uccisi.”

~ Cit. Tito Livio


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