“I grandi passi hanno sempre un costo.”
“È insensato continuare a confidare nel mito di una crescita illimitata, misurata in base a quel dio-feticcio che è il prodotto nazionale lordo: una crescita che oltretutto provoca (in termini di rifiuti, desertificazione, inquinamento, consumo del territorio eccetera) ingenti costi sociali...”
“Ogni forma di progresso è sperimentale.”
“La fatale metafora del progresso, che significa lasciare le cose dietro di noi, ha del tutto oscurato la vera idea di crescita, che significa lasciare le cose dentro di noi.”
“Progredire dovrebbe significare cambiare il mondo per adattarlo alla nostra visione, invece preferiamo cambiare di continuo la visione.”
C’è una prova infallibile per capire al volo se chi parla o scrive ha capito dove ci troviamo. Ed è quando, prima o poi, inesorabilmente, nella soluzione proposta appare la parola “sviluppo”. Ecco: qui cascano tutti gli asini, anche i più intelligenti. Qui cascano quasi tutti gli economisti, che maneggiano la parola “sviluppo” con la stessa insensata sbadataggine con cui un bambino potrebbe toccare una pistola carica.