La figlia del re, giocando con una delle sue cameriere, le guardò la mano, e dopo avervi contato le dita esclamò: "Come! Anche voi avete cinque dita come me?!" E le ricontò per sincerarsene.
Due ragazze erano alla finestra della loro casa che dava su di un orto, e in quel mezzo uscì l'ortolano, vecchio e calvo, per mangiare; e avendolo visto deforme con la calvizie, gli chiesero se desiderava sapere il modo di far nascere i peli. Ed avendo risposto che ciò desiderava, dissero le giovani per giuoco che si lavasse il capo con l'urina della moglie. Ed egli, voltosi verso di loro: "Questa vostra medicina, - disse ridendo, - non è punto buona; e lo provai col fatto: poiché da trent'anni lavo in quel modo questo amico mio (e lo additò con la mano) e pur tuttavia ne' anche un pelo gli è spuntato sul capo".
“Un uomo stava camminando nella foresta quando s'imbatté in una tigre. Si mise a correre tallonato dalla tigre. Giunto ad un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare. La tigre lo fiutava dall'alto. Tremando, l'uomo guardò giù, dove, in fondo all'abisso, un'altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L'uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una sola mano, con l'altra spiccò la fragola. Com'era dolce!”
Un cattolico di Breslavia rubò in una chiesa dei piccoli oggetti d'oro e altre offerte. Tradotto in tribunale, egli sostiene di averli ricevuti dalla Vergine. Lo si condanna. La sentenza è inviata al re Federico di Prussia perché la firmi, secondo l'usanza. Il re ordina un'assemblea di teologi per decidere se è proprio impossibile che la Verginefaccia dei piccoli regali a un cattolico devoto. I teologi, alquanto imbarazzati, decidono che la cosa non è proprio impossibile. Allora, il re scrive in calce alla sentenza: "Faccio grazia al nominato Tizio... ma lo diffido, pena la vita, a non ricevere più alcun regalo, né dalla Vergine né dai Santi".
Al termine di dieci anni di apprendistato, Zenno pensava di poter già essere elevato alla categoria di maestro zen. In un giorno di pioggia, andò a trovare il famoso professore Nan-in. Mentre entrava nella casa di Nan-in, questi domandò: "Avete lasciato il vostro parapioggia e le vostre scarpe fuori?" "Ovviamente", rispose Zenno. "È ciò che detta la buona educazione. Mi comporterei così in qualsiasi luogo". "Allora ditemi: avete messo il parapioggia a destra o a sinistra delle scarpe?" "Non ne ho la minima idea, maestro". "Il buddismo zen è l’arte della coscienza totale di ciò che facciamo", disse Nan-in. "La mancanza di attenzione ai piccoli dettagli può distruggere completamente la vita di un uomo. Un padre che esce di casa di corsa non può mai dimenticare un pugnale alla portata di suo figlio piccolo. Un samurai che non guarda tutti i giorni la sua spada finirà per trovarla arrugginita quando ne avrà più bisogno. Un giovane che dimentica di offrire dei fiori all'amata finirà per perderla". E Zenno comprese che, benché conoscesse bene le tecniche zen del mondo spirituale, si era dimenticato di applicarle nel mondo degli uomini.
Un uomo camminava nella foresta quando vide una volpe ferita. "Come può nutrirsi?", pensò. In quel momento, si avvicinò una tigre, con un animale fra i denti. Saziò la sua fame e lasciò alla volpe quanto era avanzato. "Se Dio aiuta la volpe, aiuterà anche me", rifletté l'uomo. Quindi tornò a casa, si chiuse dentro e rimase ad aspettare che i Cieli gli dessero da mangiare. Non accadde nulla. Quando ormai era troppo debole per uscire e lavorare, comparve un angelo. "Perché hai deciso di imitare la volpe ferita? - domandò l'angelo - Alzati, prendi i tuoi attrezzi e imbocca il cammino della tigre".